Bosa (OR)
Latitudine: 40.2991
Longitudine: 8.4981
Popolazione: 7852
Superficie: 128,02
Densitá: 61,34
Dominata dal castello dei malaspina, Bosa si stende, con le sue case dai colori pastello, sulla riva destra del fiume Temo, l’unico navigabile della Sardegna, un paio di chilometri prima della foce.
Il fiume e vari elementi del paesaggio urbano la differenziano da tutte le altre città della Sardegna, conserva un consistente nucleo di impianto antico che, dalle pendici del colle coronato dal castello, digrada con una serie di strade strette ad andamento curvilineo, verso la zona moderna e contemporanea, di planimetria più regolare, con tendenza a espandersi in direzione della costa.
Le origini della città risalgono ai Fenici, anche se il centro era più arretrato, sulla riva sinistra.
In epoca medievale, per sfuggire alle incursioni piratesche, il borgo si spostò alle pendici del colle di Serravalle cercando la protezione dei Malaspina.
Dichiarata dagli Spagnoli città reale, Bosa ha sempre mantenuto stretti contatti con la Penisola iberica.
Il suo fascino è indiscutibile, con i fabbricati di Sas Conzas che si specchiano nelle acque calme del fiume e il quartiere di Sa Costa tutto stradine e scalinate.
Il suo mare è stato dichiarato dalle associazioni ambientaliste tra i più puliti d’Italia.
Delle feste religiose bosane. le più caratteristiche sono quella di S. Maria del Mare (prima domenica di agosto), che si svolge in parte su barche da pesca che risalgono il Temo dalla chiesetta di Bosa Marina alla Cattedrale e rientrano in processione nel pomeriggio, quella di Nostra Signora di Regnos Altos (seconda settimana di settembre), con processione attraverso il quartiere medievale Sa Costa e conclusione nella piazza d’armi del castello Malaspina
Ma sicuramente la tradizione più conosciuta è il carnevale, uno tra i più arcaici della Sardegna è caratterizzato soprattutto dalla straordinaria partecipazione popolare alle manifestazioni in maschera, che richiamano spettatori da tutta l’isola; tra i momenti più suggestivi, il giovedì di «laldaggiolu» (precedente il giovedì grasso), con tipiche maschere che vanno alla ricerca «de sa palte ’e cantare» (la ricompensa per il canto), e il martedì grasso, giorno conclusivo con le cerimonie «s’attittidu» e «giolzi» (il carnevale morente).